Fine...vita
Precisando che la mia personale posizione è di assoluta libertà di scelta, in qualunque fase della nostra vita e non solo sull’ultima, vorrei divulgare quanto sia sbagliato scientificamente, umanamente, giornalisticamente, l’approccio corrente al tema del ‘fine-vita’. Molte nostre opinioni ‘etiche’ si basano (non per colpa dei cittadini) su emozioni e percezioni, non sulle informazioni. Ma formarsi opinioni senza le informazioni è come costruirsi una casa senza le fondamenta! Chi lo farebbe? Invece, anche su temi delicati e complicati come il cosiddetto ‘fine-vita’, si afferma con certezza un punto di vista assoluto e manicheo. Di questi tempi si direbbe ‘divisivo’.. Tale è l’ignoranza sull’argomento, che un famoso giornalista è arrivato a chiedermi: “Non ho capito se tu sei ‘pro-vita’ o ‘pro-morte’..” gli ho risposto di getto ‘Pro-Vercelli’, forse ispirata dal senso di tifoseria che si è instaurato sul tema. Il rispetto che tanto s’invoca si dimostrerebbe in primis dando le informazioni corrette perché si formino. In loro assenza, si seguono soltanto reazioni emotive o ideologie, e così vince l’approssimazione, si ignora e si presume. Soprattutto si fa confusione. Come quella di allineare Welby, Englaro e Monicelli sulla stessa linea di confine, oppure il lasciar pensare che il coma possa durare per anni. Noi cittadini non abbiamo nessun dovere di sapere, abbiamo invece tutto il diritto di essere informati correttamente. Soltanto così le opinioni potranno formarsi finalmente autonome. Credo che solo chi si affida alla Fede possa arrogarsi il diritto di superare i ragionamenti ‘terreni’ e le verità della scienza. Tutti gli altri, almeno su questo tema, facciano un passo indietro e lascino venire avanti chi sa e sa spiegare. Nel ribadire convinta l’imprescindibile diritto di ognuno sulla propria vita, mi auguro che ci sia più responsabilità negli organi d’informazione nel trattare un tema così complesso. Che merita l’approfondimento, non il tifo.