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Azzardo di Stato

24 Maggio 2013 , Scritto da enrica bonaccorti

La storia di quei genitori che hanno chiuso in macchina il figlio di due mesi per andare a giocare alle slot-machines, la userei al posto di quelle campagne pubblicitarie istituzionali che invitano al gioco d’azzardo, con l’ipocrita postilla dell’invito alla moderazione. Perché allora non liberalizzare nuovamente anche l’alcol, invitando a bere sì, ma con moderazione? E visto che la scienza ci dice che la nocività di tutto o quasi è l’abuso, non l’uso, lo Stato potrebbe liberalizzare campagne pubblicitarie sul 99% di quello che è illegale! Ma quando si domanda se sia opportuno che lo Stato faccia cassa su un’attività così ‘border-line’, la risposta è che il gioco d’azzardo legale consente allo Stato di incrementare le entrate erariali e di regolamentare un settore ad alto rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. D'accordo, ma allora perché lo stesso ragionamento non vale anche per altri settori, primo fra tutti quello della prostituzione? Se poi si ragiona sulla comunicazione intrinseca della campagna pubblicitaria, invitare al gioco (con moderazione...) significa esaltare il valore della fortuna, slegato da ogni merito individuale. Dunque, oltre a tutto quello che sappiamo, dalle rovine finanziarie al triste esempio dei genitori che preferiscono una slot a un figlio, uno Stato che invita al gioco d’azzardo sminuisce al contempo il valore dell’impegno, del sacrificio, dello studio, del talento. Infatti, con grande coerenza, i primi tagli dei finanziamenti colpiscono sempre la cultura e la ricerca, no? E magari proprio chi ha votato quei tagli, mette in conto fra i suoi rimborsi non dovuti persino il ‘gratta e vinci’! Non solo ce li ruba, vuole anche vincere coi nostri soldi? Sì, ma con moderazione.

 

 

 

 

 

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Unioni e Matrimoni

18 Maggio 2013 , Scritto da enrica bonaccorti

Fra i tanti nodi da districare nella testa arruffata del nostro Paese uno dei più aggrovigliati è quello delle coppie di fatto, quando se ne discute si continuano ad adoperare pettini con denti così stretti, che i nodi restano. Pensare che proprio oggi in Francia è entrata in vigore la legge che permette i matrimoni omosessuali, e il primo sarà celebrato fra una decina di giorni. Per dire la verità – come sempre – a me non piace il termine ‘matrimonio’, io userei il termine ‘unione’. Il Matrimonio è un sacramento, con tutto quello che ne consegue, indissolubilità compresa, mentre l’Unione sarebbe un contratto civile, con gli stessi diritti e doveri di chi si sposa in municipio. Una sfumatura, ma potrebbe smussare la ruvidità della percezione sociale di un affresco che chiede di cambiare la prospettiva. Ma è solo questa la correzione che vorrei sentire nelle rivendicazioni di un diritto sempre più pressante e ineludibile. Da noi invece si disquisisce ancora sulle coppie di fatto... Ricordo quando è stata varata la direttiva europea sulla libera circolazione dei familiari, conviventi compresi senza distinzione di sesso, e ancora di più quando, ormai anni fa, si parlava di “Pacs”.. apriti cielo! Peccato, quelle lettere rappresentavano concetti buoni e giusti: Patto, Civile e Solidarietà.  Ma appena c’è odore di possibile utilizzo di una regola anche da parte dei cittadini omosessuali, si alzano barricate di distinguo che diventano quasi offese. Nei Paesi civili non possono esistere cittadini di serie A e di serie B, o addirittura non classificati! E’ dal 2003 che il Parlamento Europeo “raccomanda agli Stati membri di riconoscere, in generale, i rapporti non coniugali fra persone sia di sesso diverso che dello stesso sesso, conferendo gli stessi diritti riconosciuti ai rapporti coniugali, oltretutto adottando le disposizioni necessarie per consentire alle coppie di esercitare il diritto alla libera circolazione nell'Unione". Anche se abbiamo e continueremo ad avere la nostra Costituzione nazionale, è prevedibile un’evoluzione politica che dia a tutti i cittadini del nostro Continente le stesse regole nello stesso comune territorio. Oltre Tevere alzano le  barricate, è il loro lavoro (meno accettabili certi esponenti di area cattolica, così cattolici da dimenticarsi in certe loro esternazioni di essere cristiani) ma la società civile perché dovrebbe impedire di regolare una solidale unione fra cittadini, che può anche non chiamarsi matrimonio o famiglia, ma che ai suoi valori si riferisce comunque? In tutta Europa siamo rimasti soltanto noi e la Grecia ad avere atteggiamenti sociali e legislativi di chiusura, nonostante a livello internazionale si stia consolidando il principio che “gli Stati hanno l’obbligo di introdurre per le coppie omosessuali quanto meno uno status similare al matrimonio”. In Italia tardive innovazioni legislative hanno man mano annullato, sempre passando per il filtro costituzionale nazionale, la patria potestà, lo ius corrigendi del marito sulla moglie, l'indissolubilità delle promesse nuziali, il reato di adulterio, i diritti dei figli nati fuori dal matrimonio.. e insieme alla legge man mano è cambiata anche la percezione sociale di questi aspetti, che un tempo facevano parte di quei ‘valori inalienabili’ dati per scontati. Dobbiamo invece fare continui conti con la realtà sociale, e rispettare tutti i cittadini secondo il principio di uguaglianza e di non discriminazione. Come sancisce l’articolo 3 della nostra Costituzione. 

 

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sì alle Iene no agli struzzi

16 Maggio 2013 , Scritto da enrica bonaccorti

‘Le Iene’ è un titolo perfetto, come il programma. La migliore applicazione del ‘castigat ridendo mores’ famosa locuzione latina che tradotta letteralmente significa ‘corregge i costumi ridendo’. Li corregge davvero? Si denuncia, si condanna, si irride, ma qualcuno poi mette in galera lo stuolo di truffatori, molestatori, delinquenti di ogni tipo, che ‘Le Iene’ ci presenta? Autori e attori del programma fanno un lavoro magnifico, ma non possono certo mettere le manette! Qualcuno lo fa dopo? A volte la troupe televisiva ritorna dopo un mese o un anno sul ‘luogo del delitto’ e riscontra che si continua a delinquere. Questo ci dice prima di tutto che nel frattempo nessuno è intervenuto.. perché? E non si possono accampare dubbi, grazie a telecamere e microfoni nascosti. È uno scoramento verificare che siamo circondati da truffatori, immersi negli inganni, a rischio continuo di essere depredati in banca, nel corpo, nell’anima. Una schiera di infami, in più pronti a giurare contro ogni evidenza, a negare quello che abbiamo appena visto e sentito. Ma noi possiamo solo indignarci, preoccuparci e intristirci, chi ha gli strumenti perché non interviene nell’immediato? Le prove ci sono tutte, i reati sono evidenti! Se si approfitta di una ragazza, si rubano i risparmi a venti famiglie, si vendono prodotti tossici, si maltrattano animali, si specula sulla salute, si illudono disperati, si molestano bambini, e tramite le ‘Iene’ ne siamo tutti testimoni, ci aspettiamo che questi pericolosi individui platealmente individuati siano puniti ai sensi di legge, a difesa di tutti noi.  È questo che ci aspettiamo. Altrimenti il lavoro delle Iene fa la fine degli struzzi.   

 

 

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Domanda semplice, forse stupida

13 Maggio 2013 , Scritto da enrica bonaccorti

Credo sia un pensiero così semplice che possa sembra stupido. Sicuramente è un pensiero ignorante, nel senso che ignoro la prassi. Ma mi chiedo: perché non cambiare le regole a monte, invece di rimanerci impigliati a valle? Cioè: invece di affannarsi, dividersi, promettere, smentire e contestare i vari emolumenti della politica che vanno restituiti, perché non si danno meno soldi in partenza?

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Una riflessione in generale, anzi, di genere.

10 Maggio 2013 , Scritto da enrica bonaccorti

Mi pare che il nostro Paese, che qualcuno vedeva come un’azienda, somigli più a una famiglia litigiosa, sempre più allargata, parenti serpenti da tutte le parti..
Se il Presidente della Repubblica possiamo vederlo come il nonno che dall’alto della sua esperienza controlla e dà buoni consigli, è il presidente del Consiglio il motore della casa, quello che dà la spinta e la direzione alla famiglia, che decide come amministrare le entrate, che sceglie chi è opportuno frequentare. Praticamente una moglie. Milioni di donne sanno che è sulle loro spalle che la famiglia trova equilibrio, arriva a fine mese, fa crescere i figli, spesso non dimentica la poesia. Ma a parte queste considerazioni, sono ormai molte le pubblicazioni scientifiche che certificano che le cosiddette "differenze di genere significative" nel nostro cervello sono in maggior parte a favore del genere femminile che abita il nostro pianeta. Lo abita ma non lo governa. Eppure dalle indagini risulta che le donne sono meno corruttibili nelle trattative, nei test sono risultate nettamente migliori nella memoria e nel linguaggio, è dimostrato che nelle classi di sole ragazze il livello di apprendimento è migliore e più veloce e che con l’età le abilità mentali diminuiscono più negli uomini che nelle donne. La lista delle “differenze significative” a favore della parte femminile del pianeta potrebbe continuare, ma lascio spazio a quelle della parte maschile: maggiore massa muscolare, migliore orientamento e maggiore capacità di distinguere le forme geometriche. A un Premier serviranno certamente anche queste doti, ma se tutte le altre qualità sono più frequenti nel genere femminile, perché è così difficile far accomodare una signora  su questa e altre poltrone?   

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Un’informazione, non un’opinione

8 Maggio 2013 , Scritto da enrica bonaccorti

Da 1,2 milioni di anni fa, per un milione di anni tutti gli antenati degli individui ora viventi erano neri come gli attuali africani. D’altra parte la razza umana è nata e si è evoluta proprio nel cuore dell’Africa nera. Da lì, circa 200.000 anni fa, alcuni gruppi dei nostri progenitori si mossero ed emigrarono verso nord, e poco a poco l’adattamento ambientale e l’alimentazione modificarono il nostro aspetto a seconda dei territori in cui si insediarono. Oggi la scienza ci dimostra facilmente la comune radice genetica con quel che ne consegue: eravamo tutti neri come il ministro Kyenge.

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Fine...vita

6 Maggio 2013 , Scritto da enrica bonaccorti

Precisando che la mia personale posizione è di assoluta libertà di scelta, in qualunque fase della nostra vita e non solo sull’ultima, vorrei divulgare quanto sia sbagliato scientificamente, umanamente, giornalisticamente, l’approccio corrente al tema del ‘fine-vita’. Molte nostre opinioni ‘etiche’ si basano (non per colpa dei cittadini) su emozioni e percezioni, non sulle informazioni. Ma formarsi opinioni senza le informazioni è come costruirsi una casa senza le fondamenta! Chi lo farebbe? Invece, anche su temi delicati e complicati come il cosiddetto ‘fine-vita’, si afferma con certezza un punto di vista assoluto e manicheo. Di questi tempi si direbbe ‘divisivo’.. Tale è l’ignoranza sull’argomento, che un famoso giornalista è arrivato a chiedermi: “Non ho capito se tu sei ‘pro-vita’ o ‘pro-morte’..”  gli ho risposto di getto ‘Pro-Vercelli’, forse ispirata dal senso di tifoseria che si è instaurato sul tema. Il rispetto che tanto s’invoca si dimostrerebbe in primis dando le informazioni corrette perché si formino. In loro assenza, si seguono soltanto reazioni emotive o ideologie, e così vince l’approssimazione, si ignora e si presume. Soprattutto si fa confusione. Come quella di allineare Welby, Englaro e Monicelli sulla stessa linea di confine, oppure il lasciar pensare che il coma possa durare per anni. Noi cittadini non abbiamo nessun dovere di sapere, abbiamo invece tutto il diritto di essere informati correttamente. Soltanto così le opinioni potranno formarsi finalmente autonome. Credo che solo chi si affida alla Fede possa arrogarsi il diritto di superare i ragionamenti ‘terreni’ e le verità della scienza. Tutti gli altri, almeno su questo tema, facciano un passo indietro e lascino venire avanti chi sa e sa spiegare. Nel ribadire convinta l’imprescindibile diritto di ognuno sulla propria vita, mi auguro che ci sia più responsabilità negli organi d’informazione nel trattare un tema così complesso. Che merita l’approfondimento, non il tifo.  

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Riassuntino con domande

3 Maggio 2013 , Scritto da enrica bonaccorti

All’inizio del viaggio , qualcuno diceva: Siamo già arrivati!

Zitto che porta male! Niente, lui continua, si sbraccia, fa battute..

E va bene, tanto non può succedere niente, in fondo si vede già la meta.

Ma qualcuno continua a fare battute, si ferma a farsi una birra, rallenta addirittura il passo!

Comunque abbiamo un bel vantaggio, no?

Avevamo.. avevamo.. ora ci stanno alle calcagna.

Dai, ecco il traguardo, ci siamo.. primi!

Pare, ma a seconda della posizione, c’è chi la vede in un modo, chi in un altro..

E per salire sul podio, come in ogni gara, serve una vittoria netta.

O almeno che tutti siano d’accordo.

Dunque, se non c’è la vittoria netta, serve l’accordo.

Ma almeno si sia molto attenti ai termini dell’accordo.

Ogni parola va pesata col misurino dell’oro, se non ci si fida.

O vi fidate?

Tanto che per mettere i piedi sul podio, vi appoggiate sulle loro spalle?

Mi chiedo:

Se qualcuno, fucile alla nuca, ti dice ‘Scava’ pensi voglia piantare un albero o seppellirti?

 

 

 

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