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U-Turn @dimaio

24 Giugno 2022 , Scritto da enrica bonaccorti

U-Turn @dimaio

Faccio fatica a dirmelo, a pensarlo, a scriverlo, ma non sono abituata a nascondere i miei pensieri. Che sono rimasti attoniti nell’ascoltare in diretta il lungo discorso di Di Maio. All’inizio mi sembrava una fiction, DM ha un viso disegnato, pulito, espressività vicino allo 0, che solo il fortunato largo sorriso ravviva, mentre gli occhi restano vacui, in perenne automatica difesa di quello che non sa. Insomma nessuna fiducia, anzi una sicura diffidenza. Il discorso di abbandono del suo partito me lo aspettavo, le frasi di circostanza c’erano tutte, i sassolini e anche i macigni dalle scarpe se li era tolti, ma a un certo punto è arrivata l’abiura, le parole inequivocabili con cui smentiva il Vangelo che aveva predicato con forza, e sono rimasta colpita profondamente. Quando gli ho sentito affermare che “uno non vale l’altro”, che servono “le migliori competenze, le esperienze, le capacità personali”, mi si è abbassato il sopracciglio arcuato con cui fin dall’inizio lo stavo ascoltando e mi si sono sbarrati gli occhi. Come se Gandhi smentisse la non violenza, la maestra dicesse che scuola si scrive con la Q, il Papa negasse il perdono. Giggino, il ragazzo senza competenze ma con tanta faccia (immobile) tosta, il giovane figlio di Pomigliano che con 58 click su una tastiera ha poggiato le bibite e ha preso in mano l’Italia, lo sgrammaticato di buona volontà che chiamava il virus ‘vairus’ e ora tratta in nostro nome coi potenti del pianeta, ha parlato a tutti noi cittadini impotenti a tutto andando ben oltre i sassolini e i macigni prevedibili, DM ha proprio spostato una montagna, e ha adoperato parole semplici per cui estreme, parole chiare per cui rivoluzionarie. Dall’autoesaltazione più puerile all’autocritica più adulta. Sicuramente i più grideranno al tradimento, io ho visto la crescita, come dice Sala, di un ragazzo che ha fatto un lunghissimo stage e ha imparato molto. Ha giocato il jolly che ha sempre avuto in tasca, il Tempo che la sua gioventù gli ha assicurato. La presunzione, l’esaltazione, l’assolutismo che pervade chiunque a vent’anni, poi incontra la vita e si stempera. Immagino quanto possano avere inciso sulle conoscenze e sul temperamento gli ultimi 15 anni di questo ragazzo, vissuti perennemente in classe confrontandosi con docenti e materie in una scuola di formazione ai massimi livelli. Se riesco a mettermi alle spalle tutto l’ovvio pregresso che si può elencare, se metto una paratia fra i miei pensieri e il passato e mi concentro sul presente, sono contenta di quel che ho sentito, parole così chiare meritano  fiducia, oltre ogni dietrologismo. Diciamo sempre che è segno di intelligenza saper cambiare opinione, se DM l’ha cambiata e così in meglio, tranne gli immarcescibili adepti, dovremmo tutti gioire. Sarà difficile, ma proviamo a fare come gli americani, diamogli una seconda occasione. Sui mea culpa si sono ricostruite cattedrali.

 

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