Azzardo di Stato
La storia di quei genitori che hanno chiuso in macchina il figlio di due mesi per andare a giocare alle slot-machines, la userei al posto di quelle campagne pubblicitarie istituzionali che invitano al gioco d’azzardo, con l’ipocrita postilla dell’invito alla moderazione. Perché allora non liberalizzare nuovamente anche l’alcol, invitando a bere sì, ma con moderazione? E visto che la scienza ci dice che la nocività di tutto o quasi è l’abuso, non l’uso, lo Stato potrebbe liberalizzare campagne pubblicitarie sul 99% di quello che è illegale! Ma quando si domanda se sia opportuno che lo Stato faccia cassa su un’attività così ‘border-line’, la risposta è che il gioco d’azzardo legale consente allo Stato di incrementare le entrate erariali e di regolamentare un settore ad alto rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. D'accordo, ma allora perché lo stesso ragionamento non vale anche per altri settori, primo fra tutti quello della prostituzione? Se poi si ragiona sulla comunicazione intrinseca della campagna pubblicitaria, invitare al gioco (con moderazione...) significa esaltare il valore della fortuna, slegato da ogni merito individuale. Dunque, oltre a tutto quello che sappiamo, dalle rovine finanziarie al triste esempio dei genitori che preferiscono una slot a un figlio, uno Stato che invita al gioco d’azzardo sminuisce al contempo il valore dell’impegno, del sacrificio, dello studio, del talento. Infatti, con grande coerenza, i primi tagli dei finanziamenti colpiscono sempre la cultura e la ricerca, no? E magari proprio chi ha votato quei tagli, mette in conto fra i suoi rimborsi non dovuti persino il ‘gratta e vinci’! Non solo ce li ruba, vuole anche vincere coi nostri soldi? Sì, ma con moderazione.